Negli ultimi mesi, molti IT manager si sono trovati nella stessa situazione di Marco, responsabile infrastruttura in una media-grande impresa manifatturiera: nuove condizioni contrattuali da parte di VMware, costi in aumento e sempre meno margine di manovra.
Secondo The Register e CRN, molti clienti VMware hanno visto aumenti dei costi del 300-500% dopo l’acquisizione da parte di Broadcom e la rimozione dei contratti flessibili. Questo ha spinto numerose aziende - soprattutto mid-market - a rivedere la propria strategia infrastrutturale.
Dopo anni di investimenti, l’infrastruttura sembra diventata una prigione. Che fare?
In questo articolo esploriamo cosa offre VMware e quali possano essere le alternative, tra cui OpenStack.
Infatti, una ricerca IDC indica che il 34% delle aziende sta attivamente valutando alternative a VMware, soprattutto tra le PMI e le aziende mid-size, le più colpite dai nuovi vincoli commerciali introdotti da Broadcom.
E tra le alternative, OpenStack continua a crescere come alternativa open-source alle soluzioni proprietarie. Secondo l’OpenInfra Foundation, nel 2023 ha superato i 40 milioni di core attivi, diventando una delle piattaforme cloud private più adottate al mondo, in particolare nel mercato europeo grazie a temi di sovereignty, cost control e data locality.
Ma proponiamo anche una terza via: un’infrastruttura ibrida, che conserva ciò che funziona e automatizza il resto.
Infatti, parallelamente alla pressione sui costi, cresce anche la necessità di automatizzare l’infrastruttura. Secondo Red Hat e Puppet, la complessità operativa è oggi uno dei principali ostacoli all’adozione di nuovi modelli cloud. Le aziende che adottano automazione riducono il time-to-market fino al 70% — ma per farlo servono piattaforme che semplifichino l’accesso all’infrastruttura.
VMware: solidità, ma a un prezzo crescente
VMware è stato a lungo lo standard per la virtualizzazione Enterprise. Ha garantito affidabilità, compatibilità con ogni workload e un ecosistema vasto. Tuttavia, l’acquisizione da parte di Broadcom ha generato nuove sfide:
Licenze aumentate fino al 70%
Modelli contrattuali più rigidi
Meno chiarezza sulla roadmap dei prodotti
Vendor lock-in crescente
In parallelo, i team DevOps lamentano la lentezza operativa: provisioning che richiede tempo, gestione manuale, scarsa scalabilità dinamica. Probabilmente rimarrà uno standard, però tante aziende stanno valutando o lavorando a delle alternative.
OpenStack: flessibilità open-source, ma con curva di apprendimento
OpenStack si è affermato come una delle piattaforme open-source più solide per la creazione e gestione di infrastrutture cloud private. Offre:
Flessibilità e indipendenza dai grandi vendor.
Controllo diretto sulle risorse e sul ciclo di vita dell’infrastruttura.
Capacità di adattarsi a diversi carichi di lavoro e settori.
Riduzione del TCO (Total Cost of Ownership) grazie alla natura open-source.
OpenStack rappresenta una risposta concreta al bisogno di indipendenza da vendor. Offre:
Controllo completo e costi ridotti
Compatibilità con workload cloud-native
Architettura aperta e personalizzabile
Ma OpenStack non è semplice da implementare: richiede competenze specifiche e tool di gestione avanzati.
Come accedere a OpenStack: tre modelli operativi
OpenStack è una piattaforma open-source estremamente potente, ma complessa.
Per questo, oggi esistono diversi modelli di adozione pensati per adattarsi alle esigenze di aziende con diversi livelli di maturità tecnologica:
1. On-premise self-managed
L’azienda installa e gestisce OpenStack nei propri data center.
Richiede un team IT con competenze elevate (Linux, networking, IaC, automazione).
Offre massimo controllo ma anche massima complessità operativa.
2. Hosted presso un provider OpenStack
OpenStack viene eseguito da un provider specializzato, ma con accesso dedicato e privato.
L’azienda mantiene il controllo logico, ma non deve gestire l’hardware.
Compromesso ideale per chi vuole uscire da VMware ma mantenere governance IT.
3. Soluzioni gestite
L’infrastruttura OpenStack è gestita da un partner, ma esposta tramite un’esperienza semplificata: template, orchestrazione, CI/CD integrato.
Ideale per team di sviluppo e operation che vogliono usare l’infrastruttura senza doversi occupare della sua complessità.
Permette di adottare OpenStack senza cambiare il modo in cui si lavora.
Tuttavia, è importante ricordare che l’adozione diretta di OpenStack, anche in forma hosted, può risultare impegnativa senza un supporto adeguato. Per molte aziende medio-grandi, la presenza di una piattaforma gestita e automatizzata è oggi un requisito essenziale per rendere sostenibile la trasformazione verso un cloud privato moderno.
Non esiste quindi un solo modo per approcciare OpenStack. A seconda del livello di autonomia, delle competenze disponibili e degli obiettivi strategici, un’azienda può scegliere il modello che meglio bilancia controllo, complessità e time-to-value.
L’automazione come ulteriore elemento di mitigazione della complessità
Anche scegliendo il modello di adozione più adatto, OpenStack rimane un’infrastruttura complessa da governare, soprattutto per chi deve rilasciare e mantenere applicazioni in ambienti cloud ibridi. La gestione di risorse, network, sicurezza e provisioning richiede competenze specialistiche, strumenti avanzati e un effort operativo non banale.
È qui che l’automazione gioca un ruolo chiave: una piattaforma di Cloud Management che astrae la complessità di OpenStack consente ai team di sviluppo e DevOps di concentrarsi sull’esecuzione e non sulla configurazione.
L’adozione di una soluzione CMP per il deployment automatizzato non elimina la complessità sottostante, ma la rende invisibile all’utente finale, standardizzando i processi e aumentando l’efficienza operativa.
Attraverso l'automazione delle infrastrutture e l'utilizzo di template predefiniti, è possibile semplificare radicalmente la migrazione e la gestione dell’ambiente OpenStack. Funzionalità come:
Conversione automatizzata delle VM da formati VMware a OpenStack.
Provisioning infrastrutturale Infrastructure as Code.
Gestione centralizzata della compliance e delle policy di sicurezza.
Self-healing automation per garantire resilienza e continuità operativa.
Consentono di rendere l’adozione di OpenStack un processo fluido, sostenibile e adatto anche a team con risorse limitate.
Confronto diretto

I dati riportati si basano su scenari tipici osservati in progetti di migrazione reali, e possono variare in base alla complessità dell’infrastruttura e al livello di automazione adottato.
E le alternative a OpenStack?
OpenStack è una delle opzioni più solide per costruire un cloud privato moderno, ma non è l’unica. Ecco un breve confronto con alcune alternative:
🔹 Nutanix
Una piattaforma iperconvergente che semplifica la gestione dell’infrastruttura virtuale con un’interfaccia intuitiva e un’architettura “turnkey”.
✅ Facile da adottare, supporto completo
❌ Soluzione proprietaria con costi elevati
👉 Ideale per aziende che cercano una soluzione enterprise pronta all’uso, ma con budget importante
🔹 Proxmox VE
Virtualization manager open-source basato su KVM, molto popolare in ambito SMB e test lab.
✅ Gratuito, semplice da configurare
❌ Limitato in scenari complessi e scalabili
👉 Adatto a piccole aziende o ambienti con carichi di lavoro semplici
🔹 oVirt / Red Hat Virtualization
Soluzione open-source enterprise per virtualizzazione classica, basata su KVM.
✅ Supportata da Red Hat, stabile e testata
❌ Architettura datata, meno adatta a scenari cloud-native
👉 Buona per chi è già nell’ecosistema Red Hat e non ha bisogno di flessibilità cloud avanzata
Perché OpenStack + Automazione resta la scelta più bilanciata?
Rispetto alle alternative, OpenStack rappresenta un compromesso intelligente tra libertà tecnologica, flessibilità e sostenibilità economica. È open-source, supportato da una vasta community e, se automatizzato correttamente, può competere con le soluzioni più evolute - senza costi di licenza e senza lock-in.
La terza via: ambienti ibridi con automazione intelligente
Non si tratta di scegliere solo tra VMware o OpenStack. Molte aziende stanno adottando una strategia più equilibrata:
Conservare su VMware le applicazioni legacy o difficili da migrare
Spostare su OpenStack i workload standard e cloud-native
Automatizzare provisioning, gestione e sicurezza con piattaforme di Cloud Automation come Cloudsome
Questo approccio consente di:
Ridurre comunque i costi senza dismettere ciò che funziona
Aumentare l’agilità operativa
Recuperare potere contrattuale evitando lock-in tecnologici
E se i due mondi devono convivere?
In molte aziende, il passaggio da VMware a OpenStack non è netto. Applicazioni legacy, sistemi ERP o workload regolati restano su VMware, mentre nuove componenti vengono spostate o create in ambienti più agili come OpenStack.
In questi scenari, è fondamentale garantire interoperabilità applicativa e coerenza operativa tra le due infrastrutture. Questo richiede:
Reti interconnesse tra i due ambienti (VPN, VXLAN, SDN)
Policy e IAM federati
Un livello di orchestrazione comune
È proprio qui che l’automazione gioca un ruolo strategico: una piattaforma CMP come Cloudsome consente di governare ambienti misti da un unico punto, standardizzando sicurezza, provisioning e scalabilità tra VMware e OpenStack.
Come iniziare
Una migrazione intelligente non si improvvisa, ma può essere semplificata con gli strumenti giusti. Cloudsome ti aiuta a:
Convertire automaticamente le VM da VMware a OpenStack
Gestire infrastruttura come codice (IaC)
Standardizzare policy di sicurezza e compliance
Garantire resilienza con self-healing automation
Rendere i processi di deployment applicativo semplici, astraendo la complessità della piattaforma cloud
Cloudsome non è solo una piattaforma di automazione: è l’anello mancante tra la solidità delle infrastrutture VMware e la flessibilità del cloud moderno. Automatizzando provisioning, sicurezza e governance, permette di sfruttare la potenza di OpenStack senza subirne la complessità - trasformando una transizione difficile in un’evoluzione fluida e sostenibile.
Riepilogo
Il futuro del cloud privato non è un salto nel vuoto. È una transizione guidata, in cui si uniscono stabilità e innovazione. OpenStack e VMware possono non essere rivali: possono coesistere in un’architettura moderna, flessibile e sostenibile.
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